martedì 13 settembre 2005

Gli introvabili
















Mi permetto di condividere con i lettori di questo blog uno dei libri di Marco Travaglio, uno degli ultimi sopravvissuti della specie dei giornalisti.

Titolo: Regime
Autore: Marco Travaglio e Peter Gomez
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Questo libro fa parte di una collana di "Introvabili", probabilmente avrete grosse difficoltà a reperirlo in libreria se non previa ordinazione (io l'ho ordinato in una libreria editrice di Torino perchè non disponibile praticamente ovunque se non alla festa dell'unità...), le copie esposte dei libri di M. Travaglio vengono sempre saccheggiate...
Il libro ricostruisce i più clamorosi casi di censura televisiva degli ultimi due anni. Documenti inediti e interviste ai protagonisti permettono di tratteggiare il quadro dell'informazione giornalistica in Italia, a partire dall'occupazione della RAI da parte degli uomini Mediaset, fino al caso Biagi, "reo" di aver intervistato Montanelli e Roberto Benigni in campagna elettorale. E poi Michele Santoro e la squadra dei giornalisti di "Sciuscià", smembrata e "mobbizzata"; Daniele Luttazzi, Massimo Fini, Sabina Guzzanti ed Enrico Deaglio. E ancora: Paolo Bonolis, Paolo Rossi, Giovanni Minoli e le censure ai TG. Un viaggio nelle verità taciute sull'informazione in TV.

Postfazione di Beppe Grillo
"Quando lavoravo alla Rai, ogni sabato sera, prima di andare in onda, mi chiamava il direttore generale Biagio Agnes: "Con la stima che ci lega, signor Grillo, si ricordi che lei si rivolge alle famiglie". Io regolarmente rispondevo: "Non c'è nessuna stima, signor Agnes, fra me e la sua famiglia ... ". Poi, subito dopo la sigla, avvertivo il pubblico: "Pochi minuti fa mi ha telefonato il direttore generale e ha cercato di corrompermi". La censura della Rai democristiana non era brutale e intimidatoria, violenta e ottusa come quella di oggi. Non cercava di annientarti, di rovinarti con le denunce. Era più bonaria, famigliare, melliflua. Si presentava col volto del vecchio zio burbero benefico, che ti dà buoni consigli per il tuo bene. E tu, con un po' di astuzia, la potevi aggirare. Per esempio: era vietato parlare di P2, allora io una sera andai in scena con una lavagna e fornii una complicata ma persuasiva dimostrazione matematica dell'esistenza di Pietro Longo. Alla fine usciva il suo faccione in un triangolo, il simbolo massonico. Successe un casino. Pippo Baudo si arrabattava poi a rimediare con le sue arti democristiane. … Ecco, quella censura metteva alla prova la creatività del censurato, quasi lo sfidava ad aggirare l'ostacolo.Poi arrivò Craxi e cambiò tutto. Mi tennero lontano dalla Rai per diversi anni, dal 1986 al 1993, per due battute che anticipavano Tangentopoli. In una, ammiccando allo spot che facevo per uno yogurt bussando alle porte della gente per offrire un assaggio, raccontai di aver bussato a casa Craxi. Bettino apriva e faceva per richiudere l'uscio: "No, grazie, non mangio yogurt". E io: "Ma non sono qui per quello. E' che mi hanno fregato il motorino, e pensavo che lei ne sapesse qualcosa".…Poi, nel '92-'93, li portarono tutti in galera.… in Italia puoi dire peste e corna del presidente della Repubblica, ma se tocchi un formaggino ti fulminano. Dì quel che vuoi, ma non sfiorare i fatturati.E' così anche nell'Italia berlusconiana. Il Cavaliere mica s'incazza se si fa satira sociale, sulle pensioni, sulle riforme, sulle ville, sulla statura, sulla pelata. S'incazza se parli dei suoi processi e del suo monopolio, che poi sono le vere ragioni per cui fa politica: in una parola, i guadagni di Mediaset. Quello è il tabù. …E noi, intanto? Protestiamo, certo, contro il regime mediatico. Cerchiamo di perforarlo con le notizie che nessuno dà, e che sono il miglior antidoto. …nel prossimo spettacolo, ho deciso di fare politica anch'io. Senza candidarmi. Senza dare nell'occhio. Di nascosto. L'ho fatto per tanti anni nei teatri. Ora voglio abbinare i teatri e la rete, cioè Internet. Per fare politica senza intermediari, senza politici: quelli non servono più, sono obsoleti, superflui, cadaveri ambulanti. Non rappresentano più nessuno, nemmeno se stessi. Lancio un movimento politico che, tanto per cominciare, punta a smuovere un milione di persone. A tirar fuori il furore che c'è il loro. Lo chiameremo "A furor di popolo". Voglio un po' vedere come potranno ignorarlo. E, soprattutto, come faranno a censurarlo."
Beppe Grillo.



Costituzione della repubblica Italiana, Art. 21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non puòessere soggetta ad autorizzazioni o censure.

2 Commenti:

Blogger Alessandro ha detto...

L'ho fatto prenotare in biblioteca dal mio collega!

1:39 PM  
Blogger Stefano M. ha detto...

;-) bene, buona lettura e buon divertimento, se si può dire...

1:41 PM  

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